In un primo momento mi sembrava un’altra follia lanciata dal web poi, per togliermi qualsiasi dubbio, ho dovuto disturbare l’amica e collega Adithi Ramakrishnan, giornalista scientifico con alte competenze della storia e dello sviluppo umano primitivo, la quale sapendo il mio assiduo e piacevole rapporto con il caffè mi ha confermato che: “Quel caffè che hai bevuto stamattina? Ha 600.000 anni”.

Adithi Ramakrishnan giornalista scientifico

Proprio così, utilizzando i geni delle piante di caffè di tutto il mondo, i ricercatori hanno costruito un albero genealogico per il tipo di caffè più popolare al mondo, noto agli scienziati come Coffea arabica e agli amanti del caffè semplicemente come ‘arabica‘.

I ricercatori, sperando di saperne di più sulle piante per proteggerle meglio dai parassiti e dai cambiamenti climatici, hanno scoperto che la specie è emersa circa 600.000 anni fa attraverso l’incrocio naturale di altre due specie di caffè. In altre parole, prima di qualsiasi intervento da parte dell’uomo.

Queste piante di caffè selvatico sono originarie dell’Etiopia, ma si pensa che siano state tostate e prodotte principalmente nello Yemen a partire dal 1400. Nel 1600, si narra che il monaco indiano Baba Budan abbia contrabbandato sette chicchi di caffè crudo dallo Yemen nella sua terra natale, ponendo le basi per la conquista globale del caffè.

Il caffè Arabica, dunque, apprezzato per il suo sapore morbido e relativamente dolce, ora costituisce il 60/70% del mercato globale del caffè. Il resto è robusta, un caffè più forte e amaro ottenuto da uno dei genitori dell’arabica, la Coffea canephora.

Per ricostruire il passato del caffè arabica, i ricercatori hanno studiato i genomi di C. canephora, un altro genitore chiamato Coffea eugenioides, e più di 30 diverse piante di arabica, incluso un campione del 1700 – per gentile concessione del Museo di Storia Naturale di Londra – che il naturalista svedese Carl Linnaeus ha usato per dare il nome alla pianta.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Genetics a cui hanno contribuito i ricercatori della Nestlé, che possiede diversi marchi di caffè.

La popolazione della pianta arabica ha oscillato nel corso di migliaia di anni prima che gli esseri umani iniziassero a coltivarla, prosperando durante i periodi caldi e umidi e soffrendo durante quelli secchi. Questi tempi di magra crearono i cosiddetti colli di bottiglia della popolazione, durante i quali sopravvisse solo un piccolo numero di piante geneticamente simili.

Oggi le piante di caffè arabica sono più vulnerabili a malattie come la ruggine delle foglie di caffè, che tra l’altro causano perdite per svariati miliardi di dollari ogni anno. I ricercatori hanno esplorato la composizione di una varietà di arabica resistente alla ruggine delle foglie del caffè, evidenziando sezioni del suo codice genetico che potrebbero aiutare a proteggere la pianta.

Lo studio chiarisce come è nata l’arabica e mette in luce indizi che potrebbero aiutare a salvaguardare il raccolto. Esplorare il passato e il presente dell’Arabica potrebbe fornire informazioni su come mantenere le piante di caffè sane e le tazze di caffè piene per le prime ore del mattino del futuro.

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