Siamo alla follia! Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (art. 21 della Costituzione Italiana). E’ quanto dovrebbe accadere ma negli ultimi tempi nessun discorso fomenta assurdità come quello sulla libertà.

Siamo di fronte al diritto ad essere ostacolati nella formazione delle proprie opinioni e nella espressione del pensiero quando, invece, dovrebbe essere una massima esigenza da tutelare, connaturata alla personalità dell’uomo nella sua forma di pensiero attivo, veicolato verso altri soggetti in un contesto di complessità sociale in modo dinamico attraverso i diversi mezzi di diffusione che il potere politico non deve ostacolare.

Generalmente la parola libertà è parte integrante e viene abusata sistematicamente. In suo nome si rivendicano e si tolgono diritti, si lotta e si reprime, si governa e ci si oppone, si fanno le guerre e si invoca la pace. Ma nessuno si chiede davvero che cos’è la libertà.

In questi ultimi giorni si sono, per certi versi, intrecciate delle situazioni che mi hanno portato alla riflessione sull’uso della parola libertà. Mi riferisco a due casi in particolare: il primo riferito a Gabriele Rubini (Chef Rubio) e il secondo, in ordine di crono storia, a Julian Assange.

Mentre Chef Rubio (attivista per la causa palestinese) recentemente è stato aggredito, in un agguato sotto casa, per aver espresso dissenso contro lo stato israeliano reo di crimini di guerra sul popolo palestinese che da ben 76 anni ne è vittima, Julian Assange (giornalista e attivista), invece, è costretto a subire l’ennesimo processo di estradizione per aver rivelato documenti secretati riguardanti i crimini di guerra commessi dagli USA.

Due facce della stessa medaglia, dunque, se la disarticolazione del nesso libertà – potere, cruciale nella riflessione contemporanea, illumina il modo in cui si sta riplasmando il rapporto tra libertà, ordine politico interno e ordine internazionale e rappresenta il nodo alla base dell’interrogativo che muove l’analisi di come il proprio pensiero viene soffocato dalla crudele contraddizione dei poteri soliti a mascherare la realtà.

Tuttavia gli uomini sono nati liberi e la globalizzazione ha contribuito ad arricchire la libertà di linguaggio. Eppure pare che ci sia la volontà di offuscare le rappresentazioni del termine libertà all’alba della modernità occidentale. Il concetto di libertà è costretto a fare i conti con forme di potere sociale sempre più intricate e seppur diffuse.

Insomma, sul concetto di libertà si sono riempiti la bocca tutti, anche le aule dei tribunali, quindi ritengo che la libertà ha il compito di rispondere alla domanda sulla possibilità di un’azione in quanto fenomeno. Di conseguenza, lungi da me pensare di fare la morale a coloro che tentano di ostacolare la libertà di espressione con fenomeni giuridici e, addirittura, fisici, ma la libertà è indispensabile per la convivenza civile in tutte le sue forme.

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