E’ l’ultima produzione televisiva dell’universo di Star Wars, The Acolyte, realizzata in tre stagioni per esplorare una storia che, ci viene detto, non è mai stata mostrata prima sullo schermo: la chiusura dell’era dell’Alta Repubblica, l’età d’oro dei Jedi.

Questo titolo, nella linea temporale della saga, è ambientato 100 anni prima della Minaccia Fantasma, il primo episodio della storia principale con protagonisti il ​​maestro Jedi Qui-Gon Jinn, il suo padawan Obi-Wan Kenobi, la principessa Padmé, un giovane Anakin Skywalker e il senatore Palpatine. 

Nessuna delle produzioni di Star Wars uscite finora aveva esplorato quest’epoca. Pertanto, The Acolyte sta emergendo come una delle serie più speciali. Ma non solo per lo spazio che occupa sulla linea temporale, ma per altri motivi molto importanti.

Il primo è perché è completamente rimosso dalla trama di Skywalker. Quasi tutti i titoli di Star Wars sono basati sulla saga di Skywalker. E sì, sappiamo che The Mandalorian è una serie con personaggi originali e alcuni presi dall’animazione al live action… ma include anche un cameo dello stesso Luke.

The Acolyte è ambientato molti anni prima. Pertanto, i personaggi che ci vengono presentati in questa storia devono servire da riferimento per quelli che già riconosciamo perfettamente.

Il secondo, poi, ci permette di riconoscere l’immensità dell’universo di Star Wars. È il preludio all’intero conflitto sviluppato da George Lucas. Ed erano proprio di questi due punti che voleva parlare Dafne Keen, una delle protagoniste di The Acolyte, e con la quale ho avuto modo di chiacchierare.

Chi determina cosa è giusto o sbagliato in The Acolyte?

Beh, ottima domanda. Ci sono state molte conversazioni sul potere. Non il potere della forza, ma il potere dello status, del rango sociale e tutto questo. Ed è stato molto interessante giocare con quest’epoca. Qui i Jedi sono quasi un corpo militare; vale a dire, c’è una certa domanda su cosa è giusto, cosa è sbagliato e cosa succede quando si ha così tanto potere. Puoi essere bravo ad avere quella quantità di infrastrutture? Quindi, durante la produzione, abbiamo avuto molte conversazioni su come avremmo espresso la disuguaglianza che esisteva in quel momento nella Repubblica.

Com’è stato costruire quei personaggi che hanno gettato le basi per il futuro dell’Ordine?

Beh, guarda. È assolutamente meraviglioso che non abbiamo fatto quasi nessuna ricerca per un po’, poiché abbiamo avuto la libertà creativa di fare ciò che volevamo e di raccontare la storia senza dover essere costretti nella saga di Skywalker che è già stata raccontata così tante volte (da così tanti attori e registi meravigliosi). Quindi, penso che questa storia sia perfetta per prevedere cosa succederà dopo e come raccontare questo momento di orgoglio e arroganza dei Jedi in cui se non fosse successo niente di brutto, perché sarebbe successo qualcosa adesso? E come si sono resi conto di cosa stava realmente accadendo. Quella parte in cui non c’è conflitto è quella in cui i problemi si sviluppano maggiormente. Insomma, problemi troppo grandi. I Jedi stavano compiendo missioni stupide come “Andiamo su questo pianeta perché qualcuno ha derubato un supermercato”. Sai cosa voglio dire?

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